giovedì 26 marzo 2020

Sospensione mutuo prima casa, come funziona



Platea, validità, semplificazioni, domanda, decreto attuativo: come ottenere la sospensione delle rate del mutuo prima casa di lavoratori e professionisti.

In arrivo il decreto attuativo per la sospensione delle rate sul mutuo prima casa acceso da lavoratori dipendenti, parasubordinati autonomi e liberi professionisti, per un periodo mimo di 18 mesi e senza presentare l’ISEE, in considerazione dell’emergenza Coronavirus.

Novità normative

Le novità relative alla sospensione del mutuo sono contenute in due diversi provvedimenti sull’emergenza Coronavirus.

  • Per quanto riguarda l’allargamento della platea, il dl 9/2020, con l’articolo 26 ha previsto che possano accedere al Fondo di Solidarietà per i mutui di acquisto prima casa i lavoratori dipendenti o parasubordinati, e in genere tutti coloro ai quali viene sospeso o ridotto l’orario di lavoro per almeno 30 giorni.
  • Il Cura Italia (dl 18/2020), con l’articolo 54, ha inserito invece autonomi e liberi professionisti con un calo del fatturato successivo al 21 febbraio 2020, che una riduzione di almeno il 33% rispetto all’ultimo trimestre 2019 a causa del coronavirus.

 

17 Marzo 2020 Riguarda autonomi e liberi professionisti «che autocertifichino ai sensi degli articoli 46 e 47 DPR 445/2000 di aver registrato, in un trimestre successivo al 21 febbraio 2020 ovvero nel minor lasso di tempo intercorrente tra la data della domanda e la predetta data, un calo del proprio fatturato superiore al 33% del fatturato dell’ultimo trimestre 2019 in conseguenza della chiusura o della restrizione della propria attività operata in attuazione delle disposizioni adottate dall’autorità competente per l’emergenza coronavirus».

18 Marzo 2020 Prima erano ammessi solo coloro che perdevano involontariamente un lavoro subordinato a tempo indeterminato o determinato, un lavoro parasubordinato, o di rappresentanza commerciale o di agenzia, oppure nei casi di morte o riconoscimento di grave handicap ovvero di invalidità civile non inferiore all’80%.

Durata delle novità

  • L’estensione ai casi di sospensione dal lavoro o riduzione dell’orario per almeno trenta giorni è strutturale (inserita la lettera c-bis) all’articolo 2, comma 479, della legge 244/2007, norma che istituisce la possibilità di sospendere il mutuo).
  • L’estensione ad autonomi e professionisti vale invece solo fino al 17 dicembre, in deroga alla ordinaria disciplina del Fondo prevista dalla legge 244/2007.
  • Stesso discorso per la sospensione delle rate senza presentare l’ISEE: vale solo per nove mesi.

Allungamento rate mutuo

C’è anche un’altra misura strutturale, introdotta dal Cura Italia per chi chiede l’allungamento del piano di ammortamento del mutuo: la richiesta viene presentata allo stesso intermediario bancario o finanziario che ha concesso il mutuo, il quale provvede ora al pagamento del 50% degli interessi maturati sul debito residuo durante il periodo di sospensione.

Prima, invece, la banca pagava un onere pari al parametro di riferimento del tasso di interesse applicato ai mutui, al netto della componente di maggiorazione sommata a tale parametro.


10 Ottobre 2019

Per il momento, le altre regole restano le stesse precedentemente previste: la sospensione del pagamento delle rate non può essere chiesta per più di due volte, per un periodo massimo di 18 mesi. Se quindi il titolare di mutuo aveva già chiesto una sospensione di 18 mesi (ricadendo in una delle fattispecie già previste), adesso non ha il diritto a chiedere un ulteriore periodo. Se invece aveva sospeso il mutuo per un periodo inferiore, ad esempio per 12 mesi e con un’unica richiesta, adesso può presentare una seconda domanda, per ulteriori 6 mesi.

Il decreto attuativo sulla sospensione mutui prima casa potrebbe tuttavia intervenire su questo aspetto, introducendo condizioni migliorative rispetto alla norma primaria.

Per presentare la domanda, Consap (concessionaria servizi assicurativi pubblici) sta predisponendo un apposito modulo, che sarà disponibile dopo il provvedimento ministeriale. La domanda, lo ricordiamo si presenta alla banca, che poi gira la comunicazione a Consap per ottenere la sospensione del mutuo.

di Barbara Weisz

scritto il 26 Marzo 2020

venerdì 13 marzo 2020

Sospensione di mutui e affitti nel decreto contro il coronavirus




Potrebbe avere una dotazione di 15 miliardi il decreto contro il coronavirus che è atteso in queste ore. Nel quale oltre alla sospensione del mutuo prima casa prende corpo anche quella degli affitti e delle imposte sui canoni di locazione dei proprietari.

Dopo lo stanziamento di 25 miliardi per fronteggiare l'emergenza coronavirus, il governo prepara un pacchetto di misure economiche per fronteggiare la crisi. Tra queste misure c'è la sospensione del pagamento delle rate dei mutui della prima casa per un periodo massimo di 18 mesi, ma solo nel caso di perdita del lavoro o riduzione notevole dell'orario lavorativo. Questo anche attraverso una semplificazione dell'accesso al fondo Gasparrini.

Lo stesso principio varrà anche per la sospensione del pagamento degli affitti sulle case, che sarà riservato a chi effettivamente è stato colpito dalla crisi. Dovrebbe essere previsto anche nel decreto anche la sospensione del pagamento delle imposte sulle locazioni anche per i proprietari che non subiscono il mancato introito, stesso provvedimento anche per gli affitti commerciali.

Notizie immobiliari|Redazione idealista

giovedì 21 novembre 2019

Mutui, è ancora il momento giusto per comprare casa


Andamenti e previsioni per il mercato dei mutui commentati da Roberto Anedda di MutuiOnline.it

mutuo casa 

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, come sta andando il mercato dei mutui e cosa si può prevedere per i prossimi mesi? idealista/news ne ha parlato con il direttore marketing di MutuiOnline.it Roberto Anedda.

Mutui surroga, impazza il tasso fisso

L’elemento di spicco dell’ultimo Osservatorio sui mutui di MutuiOnline.it è senz’altro il ritorno alla surroga. Un fatto spinto soprattutto dall’andamento dei tassi di interesse che spinge chi ha già un mutuo in essere, anche acceso da poco a tassi già vantaggiosi, a tentare di migliorarlo ulteriormente sfruttando il momento.

In media, a ottobre il tasso variabile si colloca allo 0,85% (0,86% a settembre), mentre recupera leggermente il tasso medio fisso dopo i minimi raggiunti sulla fine dell’estate e si stabilisce all’1,34% (era 1,27% a settembre). Questi i valori medi di mercato, ma i minimi sono ben più bassi, come lo 0,34% e lo 0,80% per un mutuo ventennale, rispettivamente a tasso variabile e fisso.

“Il fenomeno delle surroghe torna dopo un periodo di stallo dovuto al fatto che la possibilità di surrogare mutui di più lunga data sembrava ormai fisiologicamente estinta, - nota Roberto Anedda. - Al momento tuttavia i tassi di interesse sono particolarmente vantaggiosi, in particolare per quanto riguarda i tassi fissi, per cui chi chiede di surrogare il mutuo (quante richieste vengano poi accolte è un’altra cosa), anche se lo ha acceso da poco, lo fa con l’intento di approfittare prima possibile delle nuove condizioni”.

Nel periodo considerato oltre 7 richieste di mutui su 10 sono per surroga (70,8%, quando a inizio anno era il 38,3%), mentre dalla parte delle erogazioni si tratta della metà dei finanziamenti concessi (51,7% contro il 41,1% del primo trimestre).

“I nuovi minimi dei tassi, - aggiunge Anedda, - hanno esteso la possibilità di surroga anche a chi, fino a pochi mesi fa, godeva già di un mutuo a tasso contenuto e a coloro che finora avevano giustamente tenuto il mutuo originario a tasso variabile. Il differenziale tra tassi fissi e variabili, ormai ridotto a pochi decimi di punto, fa diventare il tasso fisso una vera e propria garanzia di mutuo a basso costo per la sua intera durata residua, per quanto lunga essa possa essere. In molti casi si tratta di persone alla loro seconda se non terza surroga. D’altronde la surroga è un’operazione completamente gratuita per legge, perché nessun costo è previsto per l’estinzione anticipata del mutuo presso la vecchia banca, per il trasferimento e persino per il notaio, incombenze tutte a carico della nuova banca”.

I mutui si cercano quindi prevalentemente a tasso fisso: oltre 9 su dieci lo sono (il 93,1% secondo l’Osservatorio) grazie anche allo scarso differenziale con i tassi variabili soprattutto sulle durate medie.

Mutui, è il momento giusto

Il momento è favorevole e lo sarà ancora a lungo, - pronostica Anedda. – Oltre ai tassi in ribasso abbiamo infatti livelli di prezzi immobiliari che invogliano all’acquisto e lo rendono molto più accessibile che in passato. D’altro canto anche da parte delle banche si riscontra una buona disponibilità ad erogare i finanziamenti”.

Da cosa ha origine questa disponibilità degli istituti di credito, in un momento in cui l’economia non sembra particolarmente brillante? “Innanzitutto il costo opportunità di concedere credito rispetto a mantenere il denaro immobile è sempre molto basso a causa dei tassi di deposito Bce che sono stati molto ridotti, rendendo così per le banche meno svantaggioso concedere prestiti, - spiega Anedda. – Inoltre il mutuo casa, per le banche italiane, è da sempre uno dei crediti meno rischiosi: non si vede quindi alcun motivo reale per stringere i cordoni della borsa, anche perché il rapporto tra prezzi immobiliari e importi presi in prestito è tale da rendere sempre meno probabile una sofferenza nei pagamenti da parte dei mutuatari. Crediamo quindi che la disponibilità delle banche proseguirà anche per i prossimi mesi”.

Nessuna fretta quindi per chi desideri stipulare un mutuo? “Se si vuole chiedere un nuovo mutuo o una surroga non c’è fretta, - risponde Anedda, - nel senso che i tassi resteranno bassi presumibilmente anche nei primi mesi del prossimo anno. Si può forse prevedere un aumento fin sopra il punto percentuale, ma si tratta comunque di livelli di molto inferiori a quelli di alcuni anni fa. Se fretta bisogna avere, più che altro, è per iniziare quanto prima ad approfittare delle condizioni favorevoli, soprattutto per le lunghe durate, che permettono di congelare per più tempo l’attuale livello dei tassi”.

Mutui, importi chiesti ed erogati in rialzo

Secondo i dati dell’Osservatorio, la durata più gettonata è di 20 anni sia per quanto riguarda le richieste che le erogazioni (rispettivamente il 35,5 e il 37,1% del campione). Si approfitta del momento fortunato anche per chiedere somme più alte: 143.524 euro l’importo medio richiesto in questa ultima parte dell’anno, contro i 130.363 euro del primo trimestre. Lato erogazioni, il record è ancora più rimarcato e segna quota 140.101 euro (era 127.432 euro nel primo trimestre dell’anno). Quanto al Loan to value, buona parte degli italiani  richiedono principalmente dal 70 all’80% del valore dell’acquisto (28,2%) e anche gli istituti di credito finanziano prevalentemente la stessa percentuale, e nella stessa misura (28,1%).

martedì 12 novembre 2019

Milano esclusa,nel 2019 si tocca il fondo con una flessione totale dei prezzi accumulata intorno al 25%.

L'orologio immobiliare di idealista, Milano vs Italia: il settore dal 2013 a oggi

Il grafico presenta il trend dei prezzi delle case e dei canoni di locazione dal 2013 a oggi



Milano non è l’Italia. E’ un’idea diffusa tra gli addetti ai lavori che mettono a confronto l’economia della città meneghina con il resto del Paese. Una teoria che trova conferma anche nel settore immobiliare e che idealista/data ha rappresentato graficamente attraverso l’orologio immobiliare del mercato nazionale e milanese. Un grafico basato sui valori delle case dal 2013 a oggi, sia per le abitazioni in vendita che in affitto.

L’andamento nazionale

Dal grafico nazionale si evince una situazione diametralmente opposta tra vendita e affitto. Dal lato della vendita, dal 2013 si assiste a una continua discesa dei valori delle case, con un ritmo meno sostenuto nel 2017 -2018, mentre nel 2019 si tocca il fondo con una flessione accumulata totale intorno al 25%.

Una storia completamente opposta ci racconta l’affitto, in forte recupero dal 2014 a oggi e con un’accelerazione decisa nel corso del 2019. È interessante notare che fino al 2014 la vendita e l'affitto sono andati di pari passo, ma dal 2015 hanno preso strade diverse: i prezzi di vendita hanno continuato a scendere mentre l'affitto ha cambiato rotta all’insegna dei rialzi.

L’andamento a Milano

Mentre in Italia i valori delle case sprofondano, l’orologio immobiliare di Milano riflette un risveglio dei prezzi, ritornati quasi ai valori del 2013, che con ogni probabilità raggiungeranno un nuovo picco già nel prossimo trimestre (IV trim 2019). Gli affitti registrano un’impennata sostanziale dal 2013 a oggi, toccando nel 2019 i livelli massimi da quando è possibile rilevare i canoni.

Come si evince dal grafico, le richieste a Milano sono salite vertiginosamente negli ultimi 6 anni, agganciando appieno la ripresa del dopo Expo 2015. Considerando i valori immobiliari come un indicatore dello stato di salute del Paese, si rivela come Milano ha ripreso a correre dopo la crisi, mentre il resto dell’Italia è rimasto al palo, con una continua contrazione dei prezzi delle abitazioni.

Metodologia: l’orologio immobiliare elaborato da idealista/data sulla base delle rilevazioni dell’Ufficio Studi dal 2013 a oggi, riporta sull’asse delle ascisse (X) le variazioni di prezzo anno su anno, e sull’asse delle ordinate (Y) le variazioni di prezzo rispetto al 2013.

La natura ciclica del mercato immobiliare deriva principalmente dalla discrepanza tra domanda e offerta. Ed è rappresentato su Property Clock nelle sue quattro fasi: Peaking Market, Falling Market, Bottoming Market e Rising Market

In questo modo è possibile ossevare chiaramente le 4 fasi del mercato immobiliare. Partendo dal primo quadrante in alto a destra e procedendo in senso antiorario, troviamo la fase di espansione (peaking), quella di contrazione (falling), la fase ribassista (bottoming) e quella rialzista (rising).

Nuova Imu 2019, cosa cambia con l’addio alla Tasi I rischi dell'accorpamento secondo gli operatori del settore


nuova Imu 2019 

La legge di Bilancio 2020 ha introdotto l’unificazione di Imu e Tasi a decorrere dal prossimo anno. Vediamo cosa succederà e i commenti degli operatori.

Dal 2020 Imu e Tasi confluiranno in un’unica imposta, in uno sforzo di riordinare la tassazione dei comuni. Resta invece invariata la Tari, ovvero la tassa sui rifiuti: la sola ad essere eliminata sarà la tassa sui servizi indivisibili. Cosa significa tutto ciò nel concreto? Che, essendo l’Imu un’imposta – a differenza della Tasi, che è una tassa ed è quindi legata a specifici servizi e va definita con apposite delibere – potrà essere modificata a discrezione dei Comuni, per coprire in genere il fabbisogno municipale senza dare conto di quali servizi esattamente si vadano a ripagare. Si rischia quindi un aumento generalizzato dell’imposta, che sia giustificato dal fabbisogno del Comune o che sia semplicemente voluto dalla norma stessa.

Alcuni aspetti della nuova Imu prevedono infatti:

  1. L’aliquota base della nuova super IMU all’8,6 per mille dal precedente 7,6.
  2. Più poteri ai sindaci per applicare aliquote diverse da comune a comune. Secondo Il Sole 24 Ore, se attualmente l’aliquota massima dell’Imu può essere del 10,6 per mille e quella della Tasi dell’1 per mille, la nuova Imu inclusa di maggiorazione speciale dello 0,8 per mille potrà arrivare all’11,4 per mille. I sindaci potrebbero anche però decidere di azzerarla del tutto.
  3. Per le ville e abitazioni signorili l’aliquota standard passa dal 4 al 5 per mille, con possibilità per i Comuni di alzarla o tagliarla di un punto percentuale.
  4. Trasferimento dell’intera imposta a carico dei proprietari di casa (che si faranno carico anche di quella quota di Tasi finora a carico degli inquilini o comodatari)
  5. I versamenti potranno essere effettuati con modello F24, bollettino postale o PagoPA. In attesa delle decisioni definitive, la scadenza di giugno prevedrà il versamento di un anticipo del 50% di quanto versato nel 2019.
  6. L’Imu sugli immobili strumentali potrà essere portata in deduzione per il 50% per il 2019 e per il 60% nel 2020 e 2021.

Sull’idea di unificare Imu e Tasi idealista/news aveva già interpellato alcuni operatori del settore. Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa aveva affermato: “A nostro giudizio, una unificazione di questi due tributi non porterebbe alcun vantaggio, anzi potrebbe portare anche degli svantaggi: uno è l’eliminazione del riferimento ai servizi che è presente nella Tasi come vincolo ai Comuni, nel senso che i Comuni sono obbligati a indicare in regolamento quali spese effettuano con le entrate derivanti dalla Tasi; l’altro elemento che verrebbe a mancare è la quota a carico dell’occupante dell’immobile, che – sia pure molto ridotta – è pur sempre un segnale di tassazione legata ai servizi. Questi sarebbero dei danni, ma l’altro danno sarebbe il fatto che verrebbe ritenuta volenti o nolenti archiviata la pratica ‘tassazione locale sugli immobili’ con una cosa che non porterebbe alcun vantaggio”.

Aggiunge Spaziani Testa: “Serve ridurre, almeno iniziare a ridurre, partendo magari dalle ipotesi che erano state fatte in Commissione anche grazie ai nostri spunti, cioè situazioni più gravi come gli immobili inagibili o gli immobili sfitti, e anche cogliere l’occasione per rafforzare addirittura quella componente di legame con i servizi, quindi sia con vincoli maggiori per i Comuni di trasparenza nei confronti dei cittadini, sia con una quota del nuovo tributo che derivasse da questa unificazione anche più alta a carico dell’occupante dell’immobile, perché quello è l’unico sistema per dimostrare che si tratta di un tributo collegato ai servizi. Nel caso in cui l’immobile non sia abitato dal proprietario, deve essere fatto pagare almeno in parte da chi lo abita”.

A tale opinione fa eco Corrado Sforza Fogliani, presidente del Centro Studi di Confedilizia, che dalle colonne di Italia Oggi dice: “Unificare l’Imu alla Tasi non serve a niente, anzi elimina una garanzia che oggi i proprietari hanno, quella che la Tasi deve essere giustificata e anche accompagnata dalla individuazione di specifici servizi indivisibili. Questo vincolo all’aumento indiscriminato verrebbe eliminato. E’ ora che la politica pensi a come eliminare la tassazione, che è la ragione della difficoltà nell’immobiliare”.

Una opinione poco entusiasta era stata espressa anche da Luca Dondi, Ad Nomisma, che a idelaista/news affermava: “Non credo che la riduzione in termini di aggravio per i contribuenti sarebbe rilevante a seguito di questa misura, che influirebbe poco in termini anche di rilancio del settore se non accompagnata da una revisione complessiva. Il settore ha bisogno di un intervento radicale che non può essere portato avanti in poche settimane. Al massimo possiamo prevedere correttivi che poco sposteranno in termini strutturali”.”

Più possibilista il presidente nazionale Fimaa – Federazione italiana mediatori agenti d’affari, Santino Taverna, che attraverso una nota affermava pochi giorni fa: “Quanto all’ipotesi di aumentare l’aliquota unificata di Imu e Tasi, siamo pienamente convinti che occorra accorpare le due imposte mantenendo l’invarianza del gettito dei due contributi. Così come siamo convinti che per la crescita del Paese e del settore immobiliare resta necessario procedere con determinazione alla riduzione della spesa pubblica improduttiva per liberare, senza ricorrere ad ulteriori balzelli a carico dei cittadini e delle imprese, risorse per gli investimenti”.

La nuova Legge di Bilancio 2020 e gli incentivi dedicati agli immobili


Risultati immagini per detrazioni


Legge di Bilancio 2020. Ecco tutte detrazioni per interventi sugli immobili fra proroghe, novità e qualche mancata conferma


Con la nuova Legge di Bilancio 2020 appena approvata, confermate le detrazioni per riqualificazione energetica, ristrutturazioni edilizie, acquisto mobili ed elettrodomestici di classe energetica elevata e, novità nel campo dei lavori edili detraibili, il "bonus facciate" per il rifacimento del look urbano.

È stata approvata dal Consiglio dei Ministri nella notte del 15 ottobre u.s., la nuova Legge di Bilancio 2020 che, oltre alle ben note misure fiscali, alla lotta all'evasione, al rilancio dell'innovazione per le imprese, ecc., conferma (e implementa) le detrazioni fiscali per la casa.

In particolare vengono prorogati i bonus per la riqualificazione energetica e l'installazione di impianti di micro-cogenerazione (il cosiddetto ecobonus ); quelli per le ristrutturazioni edilizie, il cui pacchetto di interventi prevede la novità del "bonus facciate", una detrazione fiscale mirata al rifacimento degli involucri esterni degli edifici con l'obiettivo di riqualificare sia la costruzione che, in larga scala, il decoro urbano; quelli sull'acquisto di mobili ed elettrodomestici di elevata classe energetica, collegati però alla ristrutturazione della propria abitazione.

La proroga al momento sembrerebbe non variare le percentuali di detrazione già previste con la scorsa Legge di Bilancio 2019, per cui possiamo schematizzarle così:

Ecobonus (prorogato per tutto il 2020)

50%

sostituzione impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione (efficienza pari almeno alla classe A)

acquisto e posa in opera di finestre (infissi inclusi), di schermature solari e sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di generatori di calore a biomasse combustibili

65%

sostituzione impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione(efficienza pari almeno alla classe A), e contestuale installazione di sistemi di termoregolazione evoluti

impianti ibridi costituiti da pompa di calore integrata con caldaia a condensazione (concepiti per funzionare in abbinato fra loro)

per acquisto e installazione di generatori d'aria calda a condensazione

acquisto e relativa posa in opera di micro-cogeneratori, in sostituzione di impianti già esistenti, purchè comportino un risparmio di energia primaria (PES) pari almeno al 20%

=> Ristrutturazione della casa e delle parti comuni, detrazioni cumulabili?

Relativamente alle ristrutturazioni edilizie, la scadenza prevista del 31.12.2019 slitta di un anno con detrazione confermata al 50%:

Ristrutturazioni edilizie

50%

interventi di ristrutturazione con limite di spesa pari a 96.000 € per singola unità immobiliare

applicabile agli interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia su singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale (comprese quelle rurali e loro pertinenze)

applicabile per i condomini che eseguono lavori di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia su tutte le parti comuni

Come detto, la novità indicata nella nuova Legge di Bilancio 2020 nel campo della riqualificazione edilizia, è relativa al rifacimento delle facciate esterne. Obiettivo è incentivare gli interventi migliorativi sugli involucri esterni soprattutto dei condomini (edifici che troppo spesso, causa costi elevati e difficoltà nei pagamenti da parte degli occupanti, trascurano questo tipo di intervento); la finalità è anche quella di migliorare il decoro urbano, soprattutto nelle periferie e nei centri storici.

Bonus facciate

presunto

90%

  • per interventi migliorativi e di rifacimento delle facciate esterne degli edifici, soprattutto condomini, e delle case con la finalità di elevare il decoro urbano;
  • il credito fiscale del 90%, sarà riservato a chi interverrà nel corso del 2020 (probabilmente limitatamente a quell'anno) sulla facciata della propria abitazione o del condominio, nel centro storico o in periferia, nelle grandi città o nei piccoli comuni
  • non rientrerebbero nell'agevolazione fiscale gli immobili non residenziali
  • la detrazione sarà applicabile solo ai fini Irpef (e non anche Ires).
  • non è stato precisato in quante rate potrà essere recuperato lo sconto
  • sembrerebbe esclusa l'applicabilità di tale bonus al fine di raggiungere precisi requisiti di isolamento termico o rendimento energetico, ma solo per interventi migliorativi sugli involucri esterni

Altro bonus confermato è quello relativo all'acquisto di mobili ed elettrodomestici, correlati ai lavori di ristrutturazione della propria abitazione:

Bonus acquisto mobili ed elettrodomestici

50%

acquisto di mobili, con spesa massima di 10.000 € per singola unità immobiliare, per arredi e elettrodomestici a partire dalla classe A+ (destinati all'appartamento in ristrutturazione)

Il bonus verde previsto dalla scorsa manovra economica, non risulta presente nella versione 2020

Fonte: https://www.condominioweb.com/la-nuova-legge-di-bilancio.16328

domenica 6 ottobre 2019

Fisco e immobili: gli interventi nel mirino del nuovo governo


Gli interventi che il nuovo governo vuole attuare Gli interventi che il nuovo governo vuole mettere in campo / Gtres


Autore: @stefania giudice


Nel suo discorso a Montecitorio, in occasione del voto di fiducia al nuovo governo, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha fatto precisi riferimenti all’immobiliare, ma con il passare dei giorni qualcosa è cambiato. Si è infatti tornati a parlare dell’unificazione di Imu e Tasi e della proroga al 2020 dei bonus casa.

Unificazione Imu e Tasi

Per quanto riguarda l’unificazione dell’Imu e della Tasi, il viceministro all’Economia Antonio Misiani (Pd) ha parlato di un progetto di “assoluto buonsenso” e ha manifestato l’intenzione di portarlo avanti. Si ricorda che la proposta di legge C. 1429 è stata presentata lo scorso 7 dicembre, primo firmatario il vicepresidente della commissione Finanze, Alberto Gusmeroli (Lega).

In merito, idealista/news ha interpellato Confedilizia, che nei mesi scorsi ha partecipato alle audizioni dinanzi alla Commissione Finanze della Camera. Il presidente Giorgio Spaziani Testa ha chiarito: “Sull’idea di unificare Imu e Tasi, rilanciata dal viceministro Misiani, ribadiamo quello che abbiamo detto nel corso dell’analisi in sede di audizioni: c’è necessità di intervenire diversamente”.

Il presidente di Confedilizia ha spiegato: “A nostro giudizio, una unificazione di questi due tributi non porterebbe alcun vantaggio, anzi potrebbe portare anche degli svantaggi: uno è l’eliminazione del riferimento ai servizi che è presente nella Tasi come vincolo ai Comuni, nel senso che i Comuni sono obbligati a indicare in regolamento quali spese effettuano con le entrate derivanti dalla Tasi; l’altro elemento che verrebbe a mancare è la quota a carico dell’occupante dell’immobile, che – sia pure molto ridotta – è pur sempre un segnale di tassazione legata ai servizi. Questi sarebbero dei danni, ma l’altro danno sarebbe il fatto che verrebbe ritenuta volenti o nolenti archiviata la pratica ‘tassazione locale sugli immobili’ con una cosa che non porterebbe alcun vantaggio”.

Aggiungendo: “Serve ridurre, almeno iniziare a ridurre, partendo magari dalle ipotesi che erano state fatte in Commissione anche grazie ai nostri spunti, cioè situazioni più gravi come gli immobili inagibili o gli immobili sfitti, e anche cogliere l’occasione per rafforzare addirittura quella componente di legame con i servizi, quindi sia con vincoli maggiori per i Comuni di trasparenza nei confronti dei cittadini, sia con una quota del nuovo tributo che derivasse da questa unificazione anche più alta a carico dell’occupante dell’immobile, perché quello è l’unico sistema per dimostrare che si tratta di un tributo collegato ai servizi. Nel caso in cui l’immobile non sia abitato dal proprietario, deve essere fatto pagare almeno in parte da chi lo abita”.

Ecobonus immobili locati

Sul fronte ecobonus, Spaziani Testa ha sottolineato: “Vi è stata recentemente una importante sentenza della Corte di Cassazione che – smentendo un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate in essere da dieci anni e sin da subito contestata da Confedilizia – ha stabilito che le detrazioni per gli interventi di efficientamento energetico spettano anche con riferimento agli immobili locati a terzi da parte delle imprese, cosa non negata dalla legge ma – appunto – disconosciuta dall’Agenzia. Stiamo lavorando perché l’interpretazione della Cassazione si affermi definitivamente, se del caso attraverso un intervento legislativo”.

Proroga bonus casa 2020

A parlare invece della proroga al 2020 dei bonus casa è stato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, inviando un messaggio alla ventinovesima edizione del Coordinamento legali di Confedilizia che si è svolta a Piacenza. Patuanelli ha affermato: “Ritengo necessario prorogare il pacchetto legato agli incentivi per le ristrutturazioni e quello per l’efficienza energetica, tema che mi sta particolarmente a cuore”. Aggiungendo: “Vorrei che queste misure a sostegno del settore venissero prorogate e magari rese strutturali al fine di promuovere un mercato troppo spesso minato dall’incertezza legata ai regimi di tassazione che impediscono ai locatori e agli affittuari di fare progetti di medio periodo, investendo serenamente in tempi e risorse”.

Sul punto, il presidente di Confedilizia ha affermato: “Ringraziamo il ministro Patuanelli intanto per aver scelto Confedilizia per annunciare la sua intenzione di prorogare, ma anche se possibile di rendere strutturali, gli incentivi per ristrutturazioni e risparmio energetico. Il ministro non ha citato quelli per il miglioramento sismico perché hanno già una durata un po’ più ampia”.

Spaziani Testa ha quindi evidenziato: “Anche al Tavolo tecnico promosso dall’Abi, che è una sede importante nella quale parlare di questo e dalla quale usciranno proposte interessanti, abbiamo detto che bisognerebbe cogliere l’occasione di questa legge di Bilancio non solo per prorogare, non solo per rendere più stabili, ma anche per migliorare questi incentivi perfezionando il meccanismo della cessione del credito e anche snellendo e rendendo più flessibile il sistema. Per esempio, con riferimento alle modalità con cui si porta in detrazione la spesa. Quindi renderla flessibile, magari a scelta dei contribuenti. Perché spesso ci sono problemi pratici che bloccano alcune cose e siccome questo è l’unico modo per muovere un po’ il comparto immobiliare, va colta e sfruttata l’occasione migliorando il meccanismo”.

Fonte:idealista